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Scelse il suicidio per amor di Patria

Circolo del 53

Der Kommandant des Militärflugplatzes hat sich umgebracht. Geht ihn holen.

Il Comandante dell’aeroporto militare si è ucciso. Andate a prenderlo.”

 (di Gigi Bianco)

Settembre 1943

Era una bella e calda serata del 10 settembre 1943 da due giorni l’Italia aveva firmato l’armistizio, da due giorni i tedeschi erano diventati all’improvviso nemici e nell’Aeroporto di Cameri alle 20.30 dello stesso giorno per amor di Patria si suicidava il suo Comandante.

Questa è una storia che quasi nessuno conosce, è una di quelle storie che di solito si leggono nei romanzi di altri tempi, ma questa è vera, maledettamente vera e nel 2015 dopo 70 anni dall’evento è ancora degna di essere raccontata. Il Comandante suicida si chiamava Alberto FERRARIO era nato a Genova il 23 Giugno 1904, suo padre Federico faceva l’assicuratore, sua madre Maria Montuoro casalinga. Nel 1923 entrò nella scuola di volo di Capua e nel 1928 frequentò i corsi normali dell’Accademia Aeronautica, transitando poi nel servizio permanente. Fu impegnato in Tripolitania sino al 1938 ed il 1° Aprile 1940 fu assegnato a Cameri, partecipò con altri piloti cameresi, tra cui il novarese Pier Antonio POGGI, alla battaglia d’Inghilterra. Tornò a Cameri il 21 giugno 1943 quale Comandante del 50° Gruppo e infine Comandante dell’intero aeroporto il 21 agosto dello stesso anno, con il grado di Tenente Colonnello sostituendo il suo pari grado Francesco De Grandi.

A Novara stavano arrivando i reparti della prima divisione SS Leibstandarte “Adolf Hitler” (la divisione prediletta dal Führer) con l’ordine di prendere possesso della città e di tutti i centri nevralgici della provincia. Ferrario questo lo sapeva e si era preoccupato di prendere contatti con Don Cleto Valli, parroco nel paese di Cameri che ogni domenica si recava in aeroporto a celebrare la Messa, e gli chiese molto preoccupato, di trovare dei nascondigli in paese in cui decentrare i materiali e le armi immagazzinate in aeroporto.

Don Cleto si diede da fare ed in brevissimo tempo molto materiale fu così decentrato (sarebbe interessante sapere se quel materiale è stato poi riconsegnato o se è ancora in qualche soffitta o se è servito per i partigiani, ma questa ovviamente è un’altra storia).

La mattina del 9 settembre ’43 ricevette l’ordine dalla 1ª Squadra Aerea di non opporre resistenza ai tedeschi che stavano arrivando e contemporaneamente da Roma l’ordine di distruggere tutto in caso di occupazione nazista. Due ordini contrastanti in un momento in cui il caos regnava sovrano e questo dà l’idea di come poteva essere messa in quei giorni l’Italia. Verso mezzogiorno arrivò la notizia che a Novara al 5° Deposito dell’Aeronautica, situato in via Visconti, il Tenente Eraldo Gastone – il futuro Comandante partigiano “Ciro” – rifiutò la resa e, prima dell’arrivo dei tedeschi in città, consegnò armi e munizioni agli operai del quartiere di Sant’Agabio, ma anche la notizia che il Generale Sorrentino, Comandante della Divisione “Sforzesca” consegnava senza combattere l’intero presidio di Novara con circa diecimila uomini alle sue dipendenze ad una settantina di tedeschi. Intanto, in aeroporto alle 14.30 Ferrario radunò tutto il personale e diede ordine di mettersi in salvo; restarono con lui ad aspettare i nazisti il Capitano di commissariato Giorgio Papini ed il Sottotenente ingegnere Vincenzo Rodino.

I tedeschi arrivarono in aeroporto intorno alla 16.30 e mentre gli veniva ordinato di ammainare la bandiera italiana ed issare quella tedesca lui ordinò al Capitano e al Sottotenente di allontanarsi per sottrarsi alla cattura, andò sul tetto della palazzina dove vi era la bandiera e si impiccò ma non ammainò la bandiera. L’Aeroporto di Cameri, pertanto, non è stato mai consegnato al nemico così come aveva fatto il Gen. Sorrentino consegnando Novara e diecimila uomini. In aeroporto, grazie al T.Col. Ferrario l’onore dell’Italia e degli Italiani era salvo. La mattina dell’11 settembre il parroco, il notaio ed il commissario di Cameri furono convocati in municipio dove un capitano delle SS urlando ai presenti “Der Kommandant des Militärflugplatzes hat sich umgebracht. Geht ihn holen.” comunicò quanto era successo la sera prima ossia: Il Comandante dell’aeroporto militare si è ucciso. Andate a prenderlo.” Furono chiamati i pompieri che prelevarono il corpo e lo seppellirono in una fossa anonima; qualche tempo dopo arrivarono i suoi parenti da Genova e portarono via la salma e da allora di lui nessuno ne ha più parlato.

Queste notizie sono riprese da una relazione compilata dal Ministero dell’Aeronautica a seguito di un indagine svolta nel 1946 “per appurare il comportamento dell’Ufficiale all’atto dell’armistizio e nei giorni immediatamente successivi in relazione all’oppressione nemica”.

Indro Montanelli nel suo saggio “L’Italia del novecento” a pagina 245 scrisse di lui: «Non mancarono gesti, anche sublimi, di eroismo e di orgoglio. Si uccise a Cameri il Colonnello pilota Alberto Ferrario…».

La palazzina comando dopo il 1943

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